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Romance



Un uomo semplice

La struttura ‘Blues

Il format ricorda un po’ quello del ‘diario intimo’, ma pur se scritto in prima persona il libro non è autobiografico.
Nel testo la lingua italiana e quella inglese si intrecciano a riprodurre le sonorità diverse (musicali e linguistiche) che risuonano dentro la protagonista. Pensati e scritti in una lingua ‘altra’, emozioni ed eventi assumono un contorno meno definito o (al contrario) più netto, appaiono come ‘riflessi in uno specchio’ (ora integro ora scheggiato), allungati, deformati o (per assurdo) ‘più veri del vero’.
La ‘forma’ un po’ particolare, non è propriamente ascrivibile né alla ‘narrativa’ né alla poesia, qualcuno l’ha definita ‘musicale’. In effetti, l’intenzione era ricreare ‘anche’ attraverso le parole, in virtù del loro suono intrinseco, un ritmo Blues.
La Musica è fondamentale nella vita della protagonista, la scandisce, le ‘da senso’ e la ‘supporta’; il suono ed il ritmo delle ‘parole scritte’ riproducono le variazioni di tono e intensità della musica (non esclusivamente Blues) che in quel momento sta ‘suonando’ dentro di lei: the deep beat of her heart and soul.
Chi conosce il Blues ritroverà nella struttura del libro (‘delineata’ nell’Indice) lo schema in cui tipicamente si declina un 12-Bar Song (extended). La narrazione segue e ritorna (volutamente) su alcune ‘battute’ (i.e. riflessioni e/o eventi): si parte con l’introduzione di un tema, lo si espande, lo si riprende, poi si ha un ‘turnaround’ (che potrebbe essere considerato una parte un po’ a sé stante, una sorta di chiave di volta) dopo di cui il ritmo cambia, ed alla fine il tutto si scioglie nel ‘resolve’; inserendovi ‘variazioni’, il modello base (AABCCD) si estende ad hoc.
Le citazioni musicali sono state scelte in base sia al loro ‘suono’, sia al musicista che le ha composte (o ‘covered’), sia per il loro ‘significato’ (in questo caso vanno prese ‘così come sono’, in se stesse, estrapolate dal testo originario e a prescindere dal senso che ivi avevano).
Nei brani in prosa (discorso diretto ed indiretto) è riportato il dialogo interiore della protagonista con se stessa e con l’ ‘uomo semplice’; narrazione che a volte (e non sempre in linea cronologica) ‘ricorda e descrive’ (pari pari così come accaduti/esperiti) fatti ed emozioni, a volte (in maniera meramente speculativa) li ‘soppesa e rivaluta’. Il ritmo del Blues ben si adatta al ripetersi quasi ossessivo di emozioni e riflessioni.
Nei ‘messaggi e-mail’ il dialogo è ovviamente meno ‘letterario’ e più ‘aperto’ con l’esterno, in presa diretta.
Nei brani in ‘prosa spezzata su più linee’ (per facilitare la loro lettura/comprensione) o in poesia (soprattutto nell’ultima parte) trapela invece la voce dell’inconscio o del diluvio emotivo.
12-Bar’ a parte, non è affatto un caso che i capitoli siano 25, questo è un numero che pare ‘ritornare’ simbolicamente, anche se per mera casualità, nel corso della narrazione, così come il 5 (di cui 25 è la seconda potenza).
Le ‘Scattered notes’ (note sparse) dell’‘introduzione/Intro’ (titolo che ritorna, ciclicamente, prima dello ‘scioglimento/Resolve’ finale) introducono i temi o accordi principali senza (volutamente) descriverli troppo, aprono una finestra sulla personalità della protagonista, sull’intensità in cui vive ogni istante della sua vita, come le pennellate iniziali sulla tela di un quadro. Per questo è difficile farsi un’idea del libro nel suo insieme basandosi esclusivamente sulle prime pagine, quel che è chiaro è che qui non ci si fermerà alla superficie, non sarà una lettura veloce di mero intrattenimento: qui una donna si interroga senza paura di dissezionare la sua anima, per analizzare le sue sensazioni ed emozioni, voltandole e rivoltandole, cercando disperatamente di ritrovarsi.
Le immagini e riflessioni più ‘crude’ non sono mai fine a sé stesse, sono funzionali alla comprensione della vicenda e della natura, spontanea e sincera, della protagonista.


Un'anteprima del libro / You can see a preview of the book on : ilmiolibro.kataweb.it


Estratti

‘There's a winner in every place
There's a heart that's beating in every page
The beginning of it starts at the end
When it's time to walk away and start over again.’
(Tom Waits, Walk away) 

That’s what they call falling… down, and out of life
Guardo attraverso il vetro, nell’interno del ritratto che, sfumato, si disegna sullo sfondo ombrato.
Un tremore, il baratro. La vita si è spenta, per me, lo so.
Basta poco per scuotere via la schiuma, un soffio e sul fondo del bicchiere restano le tue insicurezze, appiccicose come zucchero caramellato.
Lasci che i giorni scivolino via senza riempirli. Cerchi la sofferenza nella luce della notte che avvolge le tue lacrime facendole brillare come tanti piccoli cristalli.
Sembra un incontro di boxe, al primo colpo che ti fa traballare sulle gambe e oscillare all’indietro ne seguono altri, uno, due, uno due, e ancora… sino a che non cadi sul tappeto, quasi con sollievo.
Verità, bugie, tutto si mescola e tutto sembra uguale, alla fine. In fondo è vero che basta mentire convinti per crederci, anche con se stessi.
Ti appoggi alla finestra, scuoti la testa, quasi meccanicamente, e ti lasci cadere piega dopo piega sul pavimento. Dicono che ‘toccare il suolo’ ci faccia riappropriare e riconnettere con la parte più basica, più istintiva di noi, sarà proprio così ? Quel pavimento ti sembra freddo, duro e senti solo la non appartenenza. Ti sembra che debba aprirsi di lì a poco ed inghiottirti.
Tutto vero e tutto falso, continui a ripeterti. Riuscirai mai a capire ?, ti chiedi; ma serve, poi, capire ?
La paura è forte, vibrante, ti scuote tutta. Oscilli, come un pendolo, avanti e indietro, sino a che i singhiozzi ingoiano tutti i tuoi pensieri e cancellano il presente. Alla fine ti addormenti, china su te stessa. La sofferenza stanca, più della gioia.

***
We all can make our life extra-ordinary
There are people who are or try to be just their true selves and damn all fucking pretence society values so much and who prefer to speak their mind and abide by their own values rather than think what society would like them to think.
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Quest’inizio d’anno è stato un periodo strano. Stavo cercando di liberarmi dal peso delle sovrastrutture del ‘quello che si deve e serve fare per sopravvivere’, di quello che gli altri, gli amici, i parenti, le convenzioni dicono essere ‘il meglio’ per noi, per provare a (finalmente) ‘vivere’. Ci avevo già provato altre volte negli anni, nei mesi precedenti, ma il caso o le scuse che il caso presenta di volta in volta mi avevano di volta in volta deviato.
A chance encounter. Incontro una persona, coincidenza vuole che sia un musicista. Una persona che come me aveva un sogno e che però diversamente da me stava provando a viverlo, per davvero.
Triggering off. Non so se sia stato per questo non so se se sia stato perché era un musicista, mi ha incuriosito. Sempre più ho cercato di ritrovare in lui qualcosa di diverso dagli altri, qualcosa di pulito, di vero. Volevo crederci.
Una scelta di libertà la mia che avevo dentro da tempo, non so ancora quanto questo incontro possa essere stato il pollice che ha premuto quel grilletto teso. Credo che lui si sia semplicemente trovato lì mentre stava succedendo, non credo sia stato determinante. Anzi, più in là, quando a quell’uomo mi ci sarei affezionata sul serio, avrei persino pensato di aver sbagliato a ‘mollare tutto per vivere me stessa’ proprio perché se avessi continuato a fare la brava dipendente frustrata avrei potuto aiutarlo economicamente. Ma io ora dovevo aiutare me non lui. Un periodo denso, troppo, in poche settimane tutto è esploso e tutto si è spento, o quasi.
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Your choice of freedom. It’s amazing how sometimes people you hardly know and who you are so very different from, or events so seemingly unimportant and inconsistent amongst them, can affect your life. It’s a bit like the waves of sound a triangle, however thin in itself, manages to make when hit with an equally thin bar, they linger in the air and then mix up with the waves and sounds of other more complex instruments. Feelings and memories that belong to a particular space and time just mingle with lots of other threads and pieces that have been lying muffled within you for long. All events then, both positive and negative, just seem to keep piling up and conjuring up and spurring you to try and live in a different way.

***

Un uomo come tanti, un uomo semplice che ho voluto credere diverso. Un amico che avrebbe dovuto restare tale e che sapevo avrei perso nel momento in cui ho accettato di farlo entrare nella mia vita in un altro modo. Ribelle fino alla fine alle convenzioni e a dispetto del ‘buon senso’ comune, mi ero ribellata a me stessa e mi ero convinta che quell’uomo mi piacesse, che fosse un po’ simile a me, che anche lui avesse vissuto parte dei miei tormenti. Avrei potuto davvero ‘comunicare’ con lui ad un livello istintivo se non razionale. Non si esprimeva in concetti complessi e non sempre afferrava il significato delle mie parole scritte ma aveva un intuito animale per le emozioni altrui e, credevo, per le mie. Ho voluto leggere nelle storie che mi raccontava parte della mia storia, non nelle vicende ma nelle emozioni. La verità veniva traslata, tutto assumeva una dimensione surreale. Non stavo veramente vivendo, o meglio stavo vivendo recitando un personaggio che ero solo in parte io.
Un uomo che ho cercato di comprendere e ‘farmi piacere’ più attraverso le sue foto che le sue parole. In quei lineamenti fissati e accentuati dall’obiettivo ho cercato di leggere emozioni, di intravvedere pensieri e stati d’animo. In un profilo pulito ho pensato di scorgere la purezza d’animo. Un uomo semplice che era stato un ragazzo carino ma che gli anni, un lavoro infelice ed un finto amore perduto avevano appesantito nel corpo e nello spirito; un uomo dalla voce gentile ma che nella violenza ‘repressa’ dei gesti faceva intendere l’amarezza e frustrazione di una vita vissuta (ancora ?) solo in superficie. Cercava di nascondersi a se stesso o a chi ? aveva paura di scoprirsi o non aveva alcunché da scoprire ? era un pozzo profondo o una pozzanghera ?
Io vivo la musica in misura ‘totale’, ho voluto credere che fosse così anche per lui, e forse lo era, e forse eravamo troppo simili per non scontrarci. Come un pezzo Blues, davvero. Potrei confessare una cosa ed il momento dopo l’opposto, potrei dire ‘ti odio’ e ingoiare le lacrime su un sentimento contrastante e viceversa urlarti un amore che non esiste ma mi va di mettere sul piatto di quella che è una partita a poker demoniaca. Il Blues è tormento, passione, viscere, amore e odio, il Blues è anche la vita nella sua realtà più cruda, più infame, più cattiva. Ha detto bene Howlin’ Wolf, quando si deve lottare contro tutto e tutti per semplicemente ‘sopravvivere’… ‘you think evil and you know what Blues is’.

***


Skylarking
Mi piace uscire, ha detto, tutte le sere, se posso
Fuga da cosa, mi chiedo, da una casa ora materna che gli va’ stretta
o da un se stesso con cui non sa restare, da solo
Io vivo, mi dice, mi diverto
Già, mi chiedo, cambiando bar e locali come una donna, sempre diversa
Un’atmosfera calda, un abbraccio nascosto, l’annebbiamento di qualche bicchiere
Tutto gettato giù, per qualche ora dimenticando se stessi o essendo se stessi
Poi, indietro, aspettando un’altra sera
Cosa attira di più? quel decoro, quella crosta da vita bohémienne che ci si appiccica addosso
o la fuga dal pensiero solitario
C’è chi vive all’esterno, proiettandosi in questo, c’è chi si chiude troppo sul suo interiore
C’è chi riesce a bilanciare, privilegiato attore
Marinaio senza mare hai proprio bisogno di trovare un approdo diverso ogni giorno
sospingendo la notte avanti verso un altro giorno ed un ennesimo approdo… diverso, credi?


Cattiveria inutile



I tuoi occhi tradiscono
ciò che le tue parole non dicono,
la smorfia sul tuo viso,
le labbra contratte.
Guardo davanti a me per evitare le lacrime,
per nascondere l’umiliazione
dell’inganno, il tuo,
a me e a te stesso.
La luce e l’ombra,
il tuo profilo perfetto
sembra quello di un clown.
Piangerai anche tu, mi chiedo,
quando tolto il trucco
ti specchierai solo con te stesso ?






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